di Roberto Bonini
candidato al Consiglio comunale ed alla quarta e quinta circoscrizione con “Cambiamo Trieste”.
Uno degli argomenti trainanti della campagna elettorale è stata la “sicurezza”… intesa come pubblica sicurezza.
A monte di tutti ragionamenti fatti, da qualunque parte arrivassero, la domanda è una sola: “Trieste è, o no, una città sicura?”.
Per tentare di rispondere credo che l’unica soluzione, al di là della “sensazione personale” sebbene importante, sia andare a vedere i numeri, vi allego il link ad una classifica fatta dal Sole24ore, fonte Viminale, anno 2020.
Se andiamo a vedere la classifica finale, la nostra città si piazza al 23esimo posto per numero di denunce effettuate.
Sicuramente tante ma Trieste è una città in cui i cittadini confidano nelle forze dell’ordine e denunciano gli illeciti.
L’anno 2020 è stato un anno denso di fatti di cronaca, l’anno 2021, nonostante i recenti fatti segnerà probabilmente una lieve tendenza al ribasso.
Quindi, più polizia, controlli, telecamere uguale più sicurezza? Anche, ma la sicurezza vera viene da un lavoro che nasce dalla scuola e dalla famiglia e dalla condivisione di valori e cultura.
Credo sia necessario, soprattutto di fronte agli ultimi fatti di cronaca, un salto culturale, un passaggio dal “familismo amorale del clan” ad una logica di vita comunitaria nella quale ognuno può condividere al bene
comune.
A questo salto culturale mirano i punti 4 e 7 del nostro programma: il primo afferma l’importanza del rilancio delle attività culturali ed aggregative, attraverso le associazioni laiche e confessionali presenti sul territorio.
Il secondo punta invece al miglioramento della vita e delle aeree di aggregazione nelle periferie.
Ma mai come in questo caso il contributo di tutti sarà necessario.